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Dal palco dell’Ariston al palco della Camera cambia così l’effetto Renzi

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cameraDal palco dell’Ariston va in onda il Festival della Canzone. Dal palco della Camera va in onda il Festival della bagarre. Politically correct in salsa “stabilizzazione renziana” nel primo caso; pollitically s-correct nel secondo, condito con lancio di testi e rissa tra parlamentari.

MUSICA E MESSAGGI. Al netto della gara canora, le “icone” sanremesi resteranno la transessuale Conchita Wurst contrapposta alla famiglia con sedici figli, lo show di Luca e Paolo sui matrimoni gay e la performance di Siani e la querelle sul nanismo. Schemi agli antipodi per compensare: equilibrismi del servizio pubblico e dura legge dell’audience. Intelligonews ha scavato tra le pieghe del Festival, da sempre racconto del Paese che c’è. Il filosofo Diego Fusaro non ha dubbi: lo schema Wurst Vs famiglia extra-large “serve a scardinare la famiglia tradizionale”, mentre il sociologo Guerino Nuccio Bovalino definisce quello sanremese un “festival catto-trasgressivo su misura di Renzi barbapapà”. Il presidente dell’Aisac Marco Sessa interviene nel dibattito e lo scrittore Fulvio Abbate la mette giù così: “Conchita Wurst? Tira il pelo anche nel porno. Doverose le foibe al Festival ma…”. Chi più ne ha, ne metta.

RISSA, DIKTAT E VETI. Suona un’altra musica nei Palazzi della politica. A Montecitorio vola di tutto: ultimatum, avvertimenti, veti, diktat e perfino i testi della riforma costituzionale che Renzi vuole chiudere sabato senza tante storie, ma che per una settimana hanno trasformato l’Aula della Camera in un “ring”. Tutti contro tutti, volano non solo i fogli ma anche qualche mano (come nel parapiglia tra deputati dem e colleghi vendoliani). A Intelligonews la parlamentare a 5Stelle Roberta Lombardi racconta come è andata la notte tra i banchi e le polemiche; la senatrice di Fi Alessandra Mussolini lancia un messaggio alla “fatina” Boschi (ministro per le riforme) dopo la rottura del Patto del Nazareno.

RESA DEI CONTI AZZURRA. Settimana di passione dalle parti di San Lorenzo in Lucina. Il giorno clou è mercoledì quando Berlusconi parla davanti ai suoi deputati e senatori ricostruendo le tappe che hanno portato alla rottura del Patto del Nazareno e aperto la porta alla nuova via dell’opposizione a “trecentosessantagradi”. Ma è l’ultimatum a Raffaele Fitto (sette giorni di tempo per decidere se stare dentro o fuori il partito) a rimettere nel ventilatore le polemiche. I berlusconiani fanno quadrato attorno al leader e “bombardano” le postazioni fittiane. A Intelligonews il berlusconiano doc Simone Furlan emette la “sentenza”: “Fitto ormai è s-Fitto” e il senatore Maurizio Gasparri si sofferma “sull’oltranzismo assenteista” dell’europarlamentare. Sulla stessa lunghezza d’onda il “formattatore” Alessandro Cattaneo è convinto che se la “Lega ci dà schiaffoni noi dobbiamo restituirli”.

Già, perché il ritorno di Berlusconi all’opposizione non mette al riparo dal timore di molti azzurri che, alla fine, Fi vada al traino di Salvini. Dalle parti del Carroccio non hanno dubbi. L’europarlamentare Gianluca Buonanno replica a Cattaneo sul leit motiv degli schiaffoni, mentre il capogruppo alla Camera Massimiliano Fedriga dice a Fi “solo chi ci ama ci segua”. Il fine settimana si chiude sul doppio tempo della vicenda fittiana perché l’ex ministro convoca una conferenza stampa a Montecitorio per rispondere all’ultimatum di Berlusconi: non esco e per statuto non mi possono cacciare, è la sintesi. Conferma ed elenca gli errori di Berlusconi e annuncia che i “suoi” parlamentati voteranno no alla riforma costituzionale. Immediata la reazione della contraerea berlusconiana.

RENZI AVVERTE TUTTI. Visto il clima a Montecitorio, Matteo Renzi riunisce i parlamentari per dire che indietro non si torna. Parla a loro (soprattutto alla minoranza) perché le opposizioni intendano. Sempre disponibili al confronto ma ora siamo a un bivio e l’ostruzionismo “serve solo a bloccare le riforme” che invece andranno avanti. Scadenza: “Sabato si chiude”. Sfida: se le opposizioni non votano “è un problema loro”. Parola-chiave: niente dikat, “né da Berlusconi (vedi Colle) né da Grillo (sulla riforma costituzionale”. I numeri ci sono per andare avanti anche da soli, ostentano i dem. Non ci saranno quelli di Stefano Fassina e Pippo Civati che dopo lo scontro maggioranza-opposizione, decidono di non votare più gli emendamenti al testo di legge.

Il sipario della settimana politica si chiude su un’Aula di Montecitorio abbandonata dalle opposizioni (Lega, Sel e M5S,Fdi, Alleanza Alternativa, Brunetta convoca i parlamentari poi partecipa alla conferenza stampa di protesta con gli esponenti delle opposizioni) furibonde per “il metodo-Renzi”. Dal Colle in giù.


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